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Gennariello, lo scugnizzo di Pasolini

Gennariello, lo scugnizzo di Pasolini

“Pasolini strinse con Napoli un legame fisico violento, quasi marchettaro. E non poteva essere altrimenti per uno che conosceva il prezzo dei corpi in ogni angolo del mondo. Per lui anche l’imbroglio era “scambio di sapere”, al punto che perfino un tentativo di borseggio, subìto durante una effusione, si trasformava in occasione per rinsaldare un affetto. Qui non sarebbe mai stato ucciso in una strada abbandonata: poteva accadere soltanto a Roma. Quel che non immaginava, però, è che anche questa città, dopo il terremoto, l’avrebbe tradito. La morte gli ha risparmiato almeno una delusione”. E’ a Gennariello che Pasolini descrive Napoli come “l’ultima metropoli plebea, l’ ultimo grande villaggio”. Si tratta dell’ ennesimo stereotipo modellato sull’idea di una città immune dal contagio della storia? “Napoli sfugge ai predicati assoluti, alle definizioni che mirano ad ingabbiarla. Chi prova a colpire il centro, manca il bersaglio. E’ capitato anche a Pasolini. Lui, però, aveva una botola segreta che, in genere, gli intellettuali non posseggono: conosceva il corpo. E questa, forse, rimane l’ unica città dove la fisiognomica sopravvive all’erosione dei lineamenti. Qui le persone hanno ancora una faccia. Ecco, credo che Pasolini amasse soprattutto quest’ aspetto di Napoli: basterebbe ricordare la lunga galleria di volti che scandisce il Decameron, la maschera di Totò in Uccellacci e Uccellini. Anche di Gennariello  lo scrittore disegna in primo luogo i tratti del viso, la sagoma del corpo “stretto di fianchi e solido di gamba”. Il ritratto, insomma, di uno scugnizzo da oleografia. “Certo, ma tutto il rapporto fra Pasolini e Gennariello sa di falso. Se ti metti dalla parte del quindicenne, non capisci una parola di quel che ti viene detto. Quel personaggio è un pretesto, al punto che perfino il suo nome e’ sbagliato: il diminutivo di Gennaro, in dialetto, è Gennarino o Gennariniello. Lui invece se ne inventa un altro e modella il suo interlocutore plasmando la creta di un desiderio personale. Queste pagine segnano il culmine di una tensione che mira a correggere il mondo, ma rappresentano pure il fallimento di tale ambizione”.

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