(di Gaetano Iodice)
Perché a Napoli l'articolo "il" si traduce "'O" e in altre zone della Campania, basso Lazio, Puglia, Molise, Basilicata, e nord Calabria si trasforma in "'U"?
La risposta è da cercare nei secoli scorsi, quando la lingua napoletana era molto più variegata di quella odierna che ahimè, nel corso degli ultimi decenni, ha perso pezzo dopo pezzo, tasselli importantissimi della sua grammatica. Per intravvedere in modo semplice e conciso come l'articolo, nel caso specifico, sia stato ridotto, ci basta leggere alcune celebri canzone classiche napoletane della seconda metà dell' 800'. In questo caso prendo in esame un testo del poeta-drammaturgo, Salvatore Di Giacomo e la sua internazionale "Marechiare", ecco un estratto dei suoi primi versi in cui evidenzierò tra parentesi gli articoli usati;
"Quanno sponta (La) Luna a Marechiare,
pure (Li) pisce nce fanno (Ll') ammore,
se revotano (Ll') onne de (Lu) mare,
pè (La) priezza cagnano culore".
Possiamo facilmente notare nel primo verso, che nell'uso dell'articolo determinativo, ritroviamo come nella forma italiana (La) invece che ('A), questo per un problema di metrica poetica, mentre saltano agli occhi nel secondo e terzo verso, oltre alla forma (Ll') rafforzativa tutt'ora usata sia nel parlato che nello scritto, gli articoli (Li) e (Lu) che oggi useremmo come ('e) pisce, e ('o) mare. In realtà all'epoca erano usati tutti gli articoli, sia quelli in voga oggi che quelli appena descritti. Nell'insieme gli articoli determinativi della lingua napoletana erano;
'O, 'A, LO, LU, LA, LL', LI, 'E
In totale possiamo contare ben otto forme diverse di articoli, 5 per il singolare e gli ultimi tre per il plurale, mentre oggi di queste 8, ce ne sono rimaste solo la metà, 'O, 'A, LL', 'E, rispettivamente due per il singolare e due per il plurale.
Nel corso dei decenni post unitari, Napoli è stata la città del sud che più si è adeguata all'italianizzazione della lingua, tranne in rari casi e grazie ai grandi poeti, ed ha eliminato dal suo vocabolario centinaia se non migliaia di vocaboli sia dal parlato e forse un pó meno dallo scritto. Tutto questo è andato ovviamente anche a discapito degli articoli e datosi che nel volgare fiorentino divenuto poi italiano, la forma dell'articolo (LO) era molto usata e nel napoletano perdendo la consonante L, diventa 'O invece che LO, ugualmente non è stato fatto per le altre forme, ritenute più arcaiche e "volgari", ma in realtà non era così!
Appena fuori dalla capitale del sud, nelle provincie di quasi tutto l'ex Regno di Napoli, i contadini e il popolo più emarginato dalle nuove usanze e mode, anche linguistiche, hanno continuato il loro parlato, perdendo molto meno fonemi e probabilmente continuando tantissime tradizioni che a Napoli sarebbero state perdute. Ecco il perché la forma grammaticale dell'articolo LU e Li, si sono trasformati perdendo la consonante in 'U e 'I, e sono diventate le forme d'articolo napoletano più usate nel parlato del sud Italia rispetto al circoscritto 'O e 'E, usati quasi esclusivamente nel capoluogo campano.
Quindi, appellandomi ai napoletani del centro: prima di chiamare volgarmente "Cafone" una persona che usa termini diversi dai nostri, guardatevi dal farlo, perché in realtà sono quelli che hanno conservato di più nel corso del periodo post unitario la vera lingua napoletana, fatta di mille sfaccettature, che dovremmo con passione e amore per la nostra cultura riprendere senza vergogna, poiché avere una propria identità e lingua è segno di grande civiltà, al contrario saremmo solo burattini di uno stato che opta ad abbattere la conformità della gente, trasformandola in singoli individui senza forma ne logica, burattini incoscienti nelle loro mani!