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Te piace 'o presebbio? (A Marechiare)

Te piace 'o presebbio? (A Marechiare)

(di Gaetano Iodice)

L'idea di questo "presepe" e lo scrivo tra virgolette, perché in realtà è una vera e propria scenografia di un borgo napoletano fantastico che è Marechiaro, è stata mia. Tutti di questo borgo, ne conosceranno i versi e la musica del celebre poeta-drammaturgo Salvatore Di Giacomo e del compositore Francesco Paolo Tosti, ma pochi sono i turisti che realmente hanno visitato il luogo che con la sua famosa "Fenestella" si affaccia in una Napoli d'altri tempi, probabilmente mai cambiata, dove tra il fruscio del vento, il profumo dei garofani e le dolci carezze che il mare porge alle antiche mura di ville romane nel parco marino protetto della Gaiola, si ode chiudendo gli occhi il canto delle sirene, accompagnato dal suono armonioso e soave dei mandolini e le urla dei pescatori intenti a tirare la rete, speranzosi di aver ottenuto un bottino proficuo. Eppure un posto così ameno, è poco accessibile ai più, per la lontananza dal centro e per la scarsità di mezzi pubblici e turistici, che privano il goder di questo scenario da cartolina, che assai ricorda quello della costiera sorrentina e amalfinata, la sola differenza è che Marechiaro si erge direttamente in città! 

Tralasciando questo piccolo velo di rammarico e ritornando all'opera artistica, ho voluto a tutti i costi possedere un pezzo della mia città, quella che mi ha fatto sognare e tutt'ora sogno e amo, dedicandola a colui che poco fa ho menzionato, Salvatore Di Giacomo, eccelso poeta, con cui ho iniziato a guardare la mia città con occhi diversi. Sono cresciuto si, a pane ed Eduardo, pane e Totò, pane e Troisi, ma in ognuno di loro vedevo una Napoli che era, passata, e questo riponeva in me solo amarezza, un amarezza che mi faceva odiare la Napoli odierna. Un giorno poi per caso, mi ritrovai un libretto abbastanza datato, intitolato: Poesie e canzoni di Salvatore Di Giacomo, ed iniziai a leggerlo quasi d'un fiato! Ciò che leggevo era la Napoli di fine 800' inizio 900', eppure per la prima volta, riuscivo a vedere in quei versi scene reali, della mia vita, della quotidianità, del centro storico, dei borghi antichi, e poi quella "Fenestella" che è sempre li, adornata dal vaso in cui spicca il garofano, e ancora quei posteggiatori (musicisti di strada) che allietano con allegria e folclore, le cerimonie o semplici banchetti di coppie innamorate che si regalano una serenata; Te voglio bene assaje, Tu sì 'na cosa grande, Marechiare, 'O Sarracino, Maruzzella e chi più ne ha più ne metta! 

Allora ho capito tutto, Napoli non era affatto cambiata, erano i media che ci imponevano i loro modelli, le loro mode, la loro musica, le loro regole, ma Napoli no, non c'era cascata, non tutta almeno, perché il suo cuore, quello nobile, quello acculturato e sensibile non finiva di battere e non lo avrebbe mai fatto!

Da quei giorni ho iniziato un percorso che non è il momento di raccontare. Adesso, quello che conta, in queste giornate pre-natalizie, è che mi piace pensare che Cristo sia nato qui, a Marechiaro, tra la fenestella, i pescatori, Pulcinella, i posteggiatori, gli zampognari, la massaia, i saraceni, i commensali, gli angeli in festa che guardano Napoli come la creazione più bella che Dio abbia fatto in tutta la terra ed è proprio qui che nasce tra gli uomini per salvarla da loro stessi, per insegnargli il rispetto per il creato, per la conoscenza, per la cultura e soprattutto per l'amore! 

Ringrazio affettuosamente per la realizzazione dell'opera, il maestro presepista Sergio Vitucci, che ha accolto con entusiasmo la mia idea, facendone un capolavoro unico ed inimitabile, che conserverò con gelosia e cura estrema lungo l'arco della mia vita, per amore di Napoli e di "Don Salvatore".